METRO: la rivoluzione delle "tiles"

Microsoft si prepara al rilascio della nuova versione di sistema operativo, Windows 9, a distanza di due anni dall'uscita di Metro.

I due anni sono trascorsi in fretta, senza altri annunci relativi all'interfaccia grafica del sistema.

Strano, la rivoluzione Metro sembra ancora non essere stata notata per la sua portata. Proviamo a seguire i cambi delle interfacce PC misurandoli in termini di distanza tra il dominio della macchina e quello dell'utente. Per ciascun tipo evidenziamo la metafora che guida il loro disegno. L'uso delle metafore facilita la comprensione del concetto che si desidera esprimere rapportandolo ad uno già noto all'auditore.

Interfaccia terminale

La prima interfaccia che voglio considerare è la "terminal". L'interfaccia utente-macchina è interamente sbilanciata verso quest'ultima. E' l'utente che si adatta al linguaggio della macchina usando i comandi che essa riconosce.

Solo gli specialisti possono interagire con questo tipo di interfaccia.

Interfaccia scrivania

La prima rivoluzione è quella dell'interfaccia grafica a finestre. La metafora sottostante è quella della scrivania, "desktop" in inglese. E' la prima metafora utilizzata per spostare il baricentro della distanza utente-macchina verso l'utente:

La macchina mostra una scena nota ai suoi utilizzatori: la scrivania. Eseguire una azione si traduce in selezionare il documento (click col bottone sinistro del mouse) e svolgerla (doppio-click).

La lista delle azioni è disponibile anche da un menu sempre pronto col click del bottone destro del mouse.

E' un'idea geniale, che avvicina all'uso una utenza più ampia dei pochi esperti. Altri progressi sono stati fatti per migliorare l'interazione e il nascondimento della macchina. Ma la metafora è rimasta quella della scrivania e dura da ventanni.

Fino a Metro. L'introduzione delle tiles, schematiche, come bottoni, ma soprattutto disposte in una striscia virtualmente infinita hanno cambiato la metafora.

Il limite fisico della superficie della scrivania è stato superato: la nuova interfaccia rappresenta un piano su uno spazio infinito. La semplicità dell'idea disorienta a pensarci. L'oggetto delle azioni non è più il "documento" con l'archivio (file system) ma è la funzionalità.

L'utente non è solo chi è abituato a pensare alla scrivania ma è chiunque voglia usare qualcosa disponibile sul sistema o tramite il sistema.

Le tiles si prestano ad essere l'interfaccia per qualsiasi dispositivo, non solo la workstation. E' l'interfaccia per qualunque apparecchio, la console dei comandi, nel dominio dell'utente:

E la prossima?

Le tiles disposte sul piano fanno pensare immediatamente al prossimo passo, senza cambiare la metafora, ma superando anche l'utente.

Le tiles potranno diventare rappresentazioni 3D di oggetti disposti non più sul piano ma nello spazio. Gli oggetti che utilizziamo stanno evolvendo la loro interfaccia: sempre di più saranno connessi e disponibili tramite Internet. Questa evoluzione si chiama "Internet delle cose" o "Internet of things" in inglese.

Unendo la metafora dello spazio all'evoluzione degli oggetti, il baricentro si sposterà ancora: